Il piccolo scooter si muove agile nel traffico della città con a bordo due ragazze diciannovenni che si stanno affacciando alla vita, felici di quel pomeriggio estivo. L’automobile davanti a loro, appena ripartita dopo uno stop, frena bruscamente e Rebecca, alla guida dello scooter, non riesce a evitare l’impatto. Il suo primo incidente.
Essendo la velocità minima l’impatto è stato molto leggero ed ha provocato solo lo sganciamento del paraurti di plastica. Scende dalla macchina un anziano signore a valutare i danni e Rebecca vorrebbe dargli una mano a riagganciare il paraurti, ma scende dall’auto anche l’anziana moglie che con fare indispettito afferma che c’è bisogno di un carrozziere e dell’assicurazione.
Nella freschezza dei suoi 19 anni lei consegna tutto e non prende nulla: né dati, né targa, né un recapito telefonico, neanche fa una foto del danno. È tranquilla perché ha visto che è cosa da poco o nulla.
Tornando a casa racconta l’accaduto e si rende conto della sua ingenuità: l’anziana coppia potrebbe approfittare della situazione ingigantendo o storpiando l’accaduto e lei non ha alcun modo di provare la sua versione dei fatti. Non c’è neanche modo di rintracciare il conducente dell’auto. Non si può fare altro che avvisare l’assicurazione, aspettare e sperare.
Date le premesse e con tutto quello che si sente in giro non eravamo certo propensi ad aspettarci qualcosa di buono.
Pochi giorni dopo troviamo nella cassetta della posta questa lettera consegnata a mano indirizzata Rebecca.
Non sapremo mai come si chiama, ma sappiamo per certo che è un signore. Non solo non si è approfittato dell’ingenuità di Rebecca ma si è premurato di farle sapere della bella notizia perché ne fosse contenta.
Ebbene, esistono anche persone così.
Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce: con questa #BellaStoriaDiVita vorrei dare un po’ di voce anche alla foresta. E voi vi sentite parte della foresta? Raccontateci una vostra storia!
Monica Pontevichi