Siamo abituati a nascondere ciò che non è consono rispetto agli stereotipi che la società moderna – quella dell’apparenza e del benessere a tutti i costi (anche se solo di facciata) – impone.
E invece, siamo convinti che proprio nella “diversità” (se non addirittura nella “devianza”) dal luogo comune risieda la forza per ripartire e per rigenerare, offrendo opportunità, aiutando le persone in difficoltà, i fragili, gli invisibili o quelli che – per ipocrisia – vediamo ma non guardiamo, perché farlo fino in fondo vorrebbe dire riconoscere fino in fondo il fallimento della società che abitiamo.
Partire o non partire? Questo il dilemma che noi di Cooperativa Sole avevamo alla vigilia dell’evento organizzato a Napoli dalla prestigiosa Federico II nel corso della tre giorni dedicata alla scoperta di Partenope e delle realtà che nel suo ventre sorgono proprio per dare sollievo e visibilità agli ultimi, ai diseredati, ai fragili.
Anche la Romagna, all’alba della partenza preventivata, era fragile, sommersa dalle acque limacciose dei fiumi martoriati da una umanità egoista che non trova di meglio da fare che dare alla Natura le colpe delle proprie malefatte.
In extremis, abbiamo deciso di partire e di partecipare “in corsa”, aderendo con calore all’invito dell’antica università federiciana che ci ha chiamato – insieme a tanti Altri (con la “A” maiuscola) per raccontare la nostra esperienza sull’impatto e sull’indice economico generato all’interno di uno dei tanti servizi che gestiamo. Il nostro contributo aveva un titolo particolare e forse anche provocatorio: “Gli antifragili: da invisibili a risorsa economica”.
Grazie alla professoressa Cristina Mele, ordinario alla Facoltà di Economia, siamo arrivati a Napoli, in un tardo pomeriggio colorato dell’azzurro del cielo e dell’azzurro della festa infinita dedicata dalla città alla squadra di calcio.
Napoli è Napoli, sempre e comunque, nella sua unicità, nel suo calore, nei raggi del sole che penetrano finanche i pochi centimetri di spazio occupato dai panni stesi tra i palazzi dei quartieri della città ancestrale. Napoli ti riscalda il cuore, anche se negli occhi hai ancora le immagini della pioggia e del disastro da cui provieni.
Nel fresco della mattina – passeggiando per i vicoli prima di arrivare all’Università – si respirano le contraddizioni, lo sfarzo dei palazzi e la miseria dei “bassi”: eppure, sui visi delle persone noti solo ironia, tanta autoironia, e una infinita dignità. Le bandire azzurre del Napoli sono migliaia, come i tributi al “dio del calcio”, quel Maradona che solo a Napoli poteva sentirsi napoletano al pari dei napoletani.
“Scusate il ritardo”, “Ricomincio da tre” … anche la filmografia di un altro napoletano dal cuore immenso (eppure fragile), l’indimenticato Massimo Troisi, partecipa alla festa azzurra … Forcella ti si apre davanti con il murales del San Gennaro fattosi partenopeo, i vicoli dei quartieri spagnoli ti raccontano che Napoli ha voglia di vivere, nonostante le sue contraddizioni … o forse proprio grazie alle sue contraddizioni …
La Federico II, dall’alto della collina che guarda la città, appare maestosa.
Ci dirigiamo all’Aula Azzurra … anche qui la cromia sembra volere partecipare dell’unico colore possibile a questa latitudine … tanti studenti affollano la sala … ovviamente i più arrivano dalla facoltà di economia, numericamente superiore, e questo ci piace visto il modello di economia civile al quale aspiriamo.
Ci accomodiamo, e qui inizia la magnificenza: tutto organizzato alla perfezione. Ma l’impatto più grande ce lo danno gli interventi: la professoressa Cristina Mele introduce e parla dell’importanza di conoscere e scambiare esperienze; poi la parola passa al professor Renato Briganti, associato alla cattedra di Istituzioni di Diritto Pubblico, il quale – in un arcobaleno temporale che va da Antonio Genovesi a Stefano Zamagni – va dritto al cuore raccontando che un altro mondo e un’altra economia sono possibili non perché frutto di illusioni, ma perché è la nostra bellissima Costituzione che ci consente di poterlo fare. Ed ancora: la professoressa Tiziana Russo Spena, che ci introduce ai concetti di welfare ed innovazione, il dottor Francesco Pirone, innamorato della sua terra, il quale ci esorta a migliorarci e a migliorare con l’innovazione sociale, che non è “roba da comunisti anni sessanta”, ma una opzione possibile, realistica e concreta.
Il cammino verso un’Italia unita e solidale
Poi è il momento di Cooperativa Sole; l’avvocato Filippo Lupo – legale della cooperativa – introduce alcuni aspetti che raccontano la difficoltà di un’Italia che ancora stenta ad essere unita e solidale, in un divario tra nord e sud che ancora non è colmato e che, anzi – come ricorda proprio il professor Briganti – rischia di aumentare con le riforme costituzionali di cui si parla proprio in questo periodo. Nord e sud, la loro distanza e la difficoltà – a volte – di sentirsi “italiani tutti i giorni dell’anno” e non solo quando fa comodo alle istituzioni di turno. Filippo Lupo cita quello che, a suo parere, è stato un grande politico e filosofo dalla parte di Napoli, del Sud dell’Italia e di tutti i Sud del mondo: Diego Armando Maradona.
L’apoteosi, applausi dal giovane pubblico che – magari non lo avrà visto giocare – ne avrà sentito raccontare le gesta dai padri e dai nonni … perché qui a Napoli Maradona è ancora vivo.
La presidente Roberta Massi continua raccontando come Cooperativa Sole fa impresa; parla “dell’altro” che – da fragile – diventa risorsa, prima per sé stesso e poi per la società e il luogo in cui vive. È lo scarto che noi non abbiamo scartato, ma che abbiamo scartato per trovare il regalo dentro: si chiama Rosaline.
Se una persona in difficoltà viene messa nelle giuste condizioni può esprimere al massimo le sue capacità che, come per incanto, fioriscono. È il bene comune la leva dalla quale partire: questa modalità incrementa il valore, non solo sociale, ma pure economico. Infatti, ogni euro investito nel progetto “Condominio Solidale Pantera Rosa” produce un ritorno di € 2,02.
Un progetto che vede la contaminazione del sociale con il sanitario, che attraverso l’uso della tecnologia – elemento a supporto e non sostitutivo del tocco umano – permette anche ai più fragili di rimanere nel proprio domicilio.
Si parla di partecipazione e non mera assistenza, si parla di contaminazione tra varie etnie, si parla della mancanza di pre-giudizio e di socialità: la dignità passa anche dalla bellezza, un luogo dignitoso è fondante per accelerare un atteggiamento meno aggressivo e più collaborativo.
Torna il momento di ascoltare e la parola passa alle realtà locali che raccontano la tenacia, la determinazione e la passione per trasformare un presente in un futuro migliore.
La forza di andare oltre i sogni
NCO, da triste acronimo di Nuova Camorra Organizzata – una delle più spietate esperienze criminali della Campania – diventa la sigla di Nuove Cucine Organizzate: un progetto pensato per restituire bellezza e dignità a coloro che per decenni hanno dovuto sottostare alla logica dei clan, abdicando ai loro diritti, elargiti come regalie e come graziose concessioni. I beni confiscati alla camorra tornano ai cittadini, a quelli che partecipano alle esperienze cooperative e consortili del dottor Antonio Della Corte, del dott. Simmaco Perillo, che anche con il nome della sua esperienza di impresa sociale ha dimostrato di andare “Oltre i Sogni”. E poi il cuore napoletano di Antonio Capece, che proprio nel consorzio CO.RE. ha inteso fare coesistere impresa e benessere della persona.
Ripartiamo con un bagaglio più grande di quello che abbiamo portato, grazie agli amici e ai cooperatori campani, grazie alle parole di chi ha trasmesso idee di coraggio, di passione e di voglia di fare … possibilmente sempre di più.
Perché forse, nonostante tutto, un altro mondo è possibile!
Un racconto quasi quasi magnifico